I costi delle Provincie Italiane

Gentile Direttore,

oggi, dopo aver letto la lettera del Sig. Giancarlo Carelli, in merito ai costi delle provincie italiane, ritengo necessario un chiarimento, perché ormai la demagogia e la disinformazione sta toccando punti sempre più alti, anche da parte di chi, facendo politica, dovrebbe avere una attenzione maggiore. Lo Stato Italiano spende per l’Amministrazione Centrale 182 miliardi di euro, per la Previdenza 298, per gli Interessi sul debito 72, per le Regioni 170 (di cui 114 Sanità), per i Comuni 73 ed infine per le Province 12 miliardi di euro che corrisponde all’1,5% della spesa pubblica del nostro Paese. Prima degli interventi operati dalle diverse manovre economiche, il costo dei 1774 amministratori provinciali (costo della politica) era di 113 milioni di euro (Fonte, Siope 2010). Rispetto alla spesa complessiva delle Province (12 miliardi di euro) i costi della politica ammontavano allo 0,9%. Dopo la manovra 2011, a regime, sulla base di quanto previsto dal decreto 78 del 2010 in materia di riduzione delle indennità degli amministratori provinciali, il costo complessivo dei 1.774 amministratori provinciali si ridurrà a circa 35 milioni di euro (Stima Upi su Fonte Siope, 2010). I 12 miliardi di euro a cui ci si riferisce il lettore, sono così ripartiti: 8.562.810.574 € per le spese correnti, 2.936.728.318 per quelle in conto capitale, 659.245.656 € per rimborso dei prestiti. Da quanto appena detto posso rassicurare che i 12 miliardi €, ci saranno sempre, perché le competenze delle Provincie devono essere conferite ai Comuni e alle Regioni e il personale dovrà essere trasferito. Per capire meglio, ricordo le competenza delle Provincie Italiane e le relative spese (Upi, 2011): 1. Mobilità, Viabilità, Trasporti: gestione trasporto pubblico extraurbano; gestione di circa 125 mila chilometri di strade nazionali extraurbane. Spesa complessiva 1.451 milioni di euro; 2. Gestione del territorio e tutela ambientale: difesa del suolo, prevenzione delle calamità, tutela delle risorse idriche ed energetiche; smaltimento dei rifiuti. Spesa complessiva 3.328 milioni di euro; 3. Edilizia scolastica, funzionamento delle scuole e formazione professionale: gestione di oltre 5000 edifici, quasi 120 mila classi e oltre 2 milioni e 500 mila allievi. Spesa complessiva 2.234 milioni di euro; 4. Sviluppo economico e Servizi per il mercato del lavoro: gestione dei servizi di collocamento attraverso 854 Centri per l’impiego; sostegno all’imprenditoria, all’agricoltura, alla pesca; promozione delle energie alternative e delle fonti rinnovabili. Spesa complessiva 1.142 milioni di euro; 5. Promozione della cultura. Spesa complessiva 241 milioni di euro; 6. Promozione del turismo e dello sport. Spesa complessiva 230 milioni di euro; 7. Servizi sociali. Spesa complessiva 317 milioni di euro; 8. Spese generali dell’amministrazione e spese di manutenzione del patrimonio (informatizzazione, patrimonio immobiliare, cancelleria, costi utenze telefoniche, elettricità, etc.). Spesa complessiva 790 milioni di euro; 9. Costo del personale. Spesa complessiva 2.343 milioni di euro Il personale delle Province ammonta a circa 61.000 unità che dovrà essere trasferito a Comuni e Provincie. Tutte queste voci di spesa quindi continueranno ad esserci, perché queste competenze verranno trasferite a Regioni e Comuni e la cancellazione delle Provincie comporterà, oggi, un risparmio di soli 113 milioni €, ma soprattutto si dovrà fare a meno di quel livello di democrazia intermedio che ha sempre consentito, dal 23.10.1859 (costituzione delle provincie per Regio Decreto 3702 – Decreto Rattazzi), di coordinare tutti i comuni italiani. Voglio concludere ricordando al lettore che gli amministratori della nostra Provincia costano (giunta e Consiglio), 621.400 euro, lo 0,67 % delle spese e un impegno annuo su ciascun residente di 1,13 €, poca cosa per mantenere e sostenere la Democrazia Italiana, conquistata con la vita di tanti giovani morti sia nel Risorgimento che con la Resistenza.