Le ragioni di un dialogo

L’attacco terroristico avvenuto a Londra, dopo quanto successo a Pavia e le dichiarazioni da parte della politica, degli intellettuali ma soprattutto della Chiesa, riapre tragicamente ancora una volta il rischio di una guerra di Civiltà, tra due grandi popoli e culture che in passato si sono sempre amati e detestati allo stesso tempo. Ma la storia che lega l’occidente al popolo medio-orientale è molto recente e si lega alla Conferenza Internazionale che si tenne al Cairo il 12 marzo 1921, quando l’occidente si apprestava a decidere i destini del Medio Oriente. Conoscendo le ricchezze di quella regione, Churcill voleva amministrare quei territori come colonie o come protettorati, ma alla fine le forti pressioni diplomatiche soprattutto americane, lo hanno indotto a tracciare sulla carta i confini di grandi Stati, senza preoccuparsi più di tanto delle esigenze delle diverse confessioni religiose in particolare dell’Islam: i sunniti e gli sciiti. Naturalmente l’influenza occidentale rimase sempre forte su quei popoli che, già allora, volevano invece sentirsi liberi, all’interno della loro nazione, da condizionamenti e da veti europei. Oggi purtroppo, dopo gli avvenimenti drammatici avvenuti negli ultimi anni ci troviamo a fronteggiare una situazione del tutto nuova: quella in cui estremisti islamici si rendono autori di immani stragi, sul territorio del cosiddetto Occidente.

Ma cosa può fare l’Europa o l’Occidente per emarginare e sconfiggere questi gruppi terroristici? Dichiarare lo Stato di guerra? Promulgare leggi speciali? Archiviare tutta l’attività informatica e telefonica europea? No, ritengo che la strada maestra sia proprio un’altra e si basa solo sul dialogo e sul rispetto dell’altro anche e soprattutto per le sue differenze culturali e religiose. L’Italia, negli ultimi anni sta accogliendo tanti immigrati, che chiedono solo di potersi costruire una nuova vita, concorrendo a sviluppare la nostra società. Vorrei ricordare inoltre che la nostra nazione rappresenta oggi una delle più evolute “Democrazie” al mondo e non può permettersi il lusso di lasciarsi travolgere dall’emozione a causa di pochi sconsiderati, ed abbandonarsi così all’intolleranza verso il musulmano, alla sua fede e ai suoi simboli. Il nostro atteggiamento deve quindi cambiare ed aprirsi a chiunque chieda ospitalità, ricordando però che la nostra accoglienza si basa sul presupposto del rispetto delle leggi delle nostre leggi e soprattutto del riconoscimento della nostra fede che, per molti versi, ha contribuito a creare quella Democrazia in cui loro oggi possono vivere, integrarsi e lavorare. Il mio invito è rivolto, quindi, ai nostri fratelli musulmani perché siano proprio loro ad emarginare con fermezza quanti sono portatori di un’azione e di un pensiero che deve essere ormai lasciato alla storia.