Il “diritto acquisito” di un contratto che non esiste più

Con il decreto dignità la maggioranza parlamentare ha deciso di posticipare la realizzazione dei progetti del bando periferie al 2020. Inutile dire che questo governo da un lato dichiara di rilanciare il paese mentre dall’altro posticipa degli interventi che sarebbero stati ossigeno per i comuni e per le imprese in un periodo di crisi che ancora non smette di attanagliarci.

Lo snodo politico credo invece che sia anche un altro: questo governo ha ormai deciso di non onorare nessun contratto sottoscritto da quelli che lo hanno proceduto. In un contesto internazionale, questa scelta politica ci pone su un piano internazionale di debolezza e non di forza  e i tanti investitori internazionali potrebbero lasciarci nel giro di pochi mesi. Non possiamo essere allegri.

Il bando periferie è un tragico esempio. Ormai decine di comuni in Italia che avevano già progettato ed in qualche cosa fatto anche la gara d’appalto per la realizzazione di alcune opere, scoprono che la convenzione firmata con la Presidenza del Consiglio che dava diritto a realizzare quelle opere per riqualificare le periferie, diventa carta straccia fino al 2020. Chi si fida di cosa accadrà nel 2020? Nessuno e la reazione dei sindaci non è stata casuale.

Questa decisone a mio avviso introduce un problema politico enorme in quanto sancisce che un Governo possa mettere in discussione in qualsiasi momento quanto è già legge dello Stato (diritto acquisito?), sancito in questo caso da un contratto.

Io sarei molto prudente a brindare a questo principio, perché è inevitabile che ci espone a dei rischi incalcolabili soprattutto in un contesto finanziario internazionale come quello attuale.

Chi governa, ha la responsabilità politica di onorare i contratti già in essere, altrimenti il rischio è che possa essere messa in discussione la struttura stessa di questo Paese, rilegandolo ai margini di una credibilità internazionale che non fa sconti.

Oggi Giorgetti dichiara che si aspetta un attacco finanziario nel prossimo autunno ed allora penso a chi voleva uscire dall’euro o qualcun altro che pensa di cancellare parte del debito dell’Italia magari con un colpo di penna. Cosa direbbero gli elettori di questo governo se domani il Primo Ministro Conte dichiarasse che una parte del Bot e dei risparmi degli italiani venissero cancellati? Chi ci garantisce rispetto ad un Governo che non rispetta i contratti firmati con noi italiani?

Concludo, rimarcando che io rimango dalla parte di quella minoranza politica italiana che oggi sta cercando di riporre al centro i valori della democrazia e della solidarietà che hanno fatto grande l’Italia negli ultimi decenni, perché il futuro sta in chi mi sta accanto, nell’Europa e nel mondo e non certo in qualche piccolo orticello di paese.