La città che vorrei

La città che vorrei
Vi sono lavori che ti consentono di viaggiare molto e di conoscere molte città e se quel lavoro di porta sia in Europa, in Nord Africa e nel Medio Oriente, allora il privilegio che hai non ha eguali. Potrai cogliere le idee di sviluppo di città come Amsterdam, Copenaghen o Oslo oppure vedere come è nata una città nel deserto, come Dubai. Se sei ancora più fortunato potrai vedere in che modo la cultura e l’architettura italiana hanno influenzato la storia di Alexandria d’Egitto, facendola diventare la prima città cosmopolita al mondo, dove egiziani, italiani e greci, in quel miscuglio di culture, hanno reso quella città una perla affacciata sul Mediterraneo.
La prima volta che andai ad Amsterdam fui molto colpito dall’estensione delle aree verdi, delle numerose piste ciclabili e pedonali e dalla qualità dei servizi pubblici. Questa città dal punto di vista della sostenibilità ambientale è senza dubbio una delle città europee più avanzate. Green e Smart sono due aggettivi che le calzano a pennello, grazie ad investimenti di decine di milioni di euro, nella realizzazione di piste e corsie rapide specifiche e nella realizzazione di un vasto sistema di parcheggi, con un piano per aumentare la sicurezza sulle strade. Hanno anche introdotto lampioni che riducono l’intensità della luce nelle ore notturne di minor traffico e cassonetti muniti di dispositivi ad energia solare che compattano e riducono il volume dei rifiuti.
Se prendiamo in considerazione le classifiche delle 10 città più ecosostenibili al mondo, noteremo con rammarico che non c’è nessuna città italiana. Siamo drammaticamente in ritardo anche su questo punto, anche se una politica attenta e lungimirante avrebbe dovuto capire che era necessario riprogettare e munire le nostre città di:
1. reti di trasporto pubblico più efficienti;
2. zone e strade più adatte al transito pedonale;
3. dividere le sedi del traffico pedonale dalle piste ciclabili;
4. mantenere e sviluppare foreste e parchi urbani;
5. trovare modi per riciclare, riutilizzare o ridurre i rifiuti;
6. aumentare l’uso di energie rinnovabili e dare priorità al risparmio di energia;
7. riconvertire gli edifici esistenti, per ottenere una maggiore efficienza energetica.
Potremmo semplificare questi concetti: inquinare di meno, potenziare le aree verdi e investire in efficienza energetica ed energie rinnovabili. Facile? Certo che no; in un Paese ingessato dalla burocrazia e dal rispetto di anacronistici parametri economico-finanziari.
Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato Sì, ci sprona a prendere per mano le sorti del nostro pianeta e ci ricorda “I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi.”
Ormai i paesi occidentali stanno correndo velocemente verso la creazione di città ecosostenibili mentre noi siamo ancora fermi a discutere di parcheggi a corona irrealizzabili, di opposizioni alla chiusura di centri storici, di penalizzare il trasporto pubblico e di non rispettare le città in cui viviamo, violentandole e senza rispetto per il bene comune.
Guardando indietro, al passato, mi chiedo spesso come sia possibile che un popolo che ha saputo costruire e tracciare la storia più recente dell’Europa, con un patrimonio artistico e culturale senza eguali, si sia perso nei meandri della mediocrità ed incapacità di comprendere il futuro.
Abbiamo bisogno di un nuovo Rinascimento che aiuti e guidi il cambiamento ormai necessario, che arrivi all’orecchio dei sordi e sappia illuminare chi dovrebbe governare il mutamento mentre invece sembra chino solo su interessi di parte.